martedì 15 luglio 2008

Emergenza etica umana

Quotidianamente mi trovo a confronto con una realtà che ha sempre meno di umano e si trova invece rivolta verso un "uso" sfrenato delle persone a fini economico-commerciali.
E' triste vedere nel proprio ambiente di lavoro come le persone non sono trattate come tali, con dignità perchè portatrici di valore aggiunto al processo lavorativo, sono invece etichettate come costi che il sistema produttivo, leggassi azienda, deve per forza di cose sostenere ma ambito nel quale raramente si crede e si investe!
Con quale perverso ragionamento la direzione di una azienda 'X' tratta come bestie i propri dipendenti: senza diritti, senza dignità, sottoponendo a pressione psicologica quotidiana permeando di incertezze ogni processo del lavoro, chiudendo ogni spazio al confronto reale e costruttivo..
forse per non ammettere, nell'ipotetico confronto, che a volte si può anche sbagliare interpretazione ma sempre si tiene lo sguardo al meglio per l'azienda e per il lavoro in se.
Se il lavoro è praticato per raggiungere un profitto perchè la direzione rimane sempre l'unica ad averne l'accesso? Non può essere consierato uno stimolo la possibilità di partecipare realmente e senza sotterfugi all'utile prodotto con una percentuale anche minima ma garantita??

Credo fermamente che se si vuole crescere si deve avere l'umiltà di farlo insieme.. da soli si fa poca strada!! Si deve costruire un rapporto di fiducia direzione-dipendenti e non uno stato primordiale di subordinazione incondizionata: è finito il tempo degli schiavi?
Certamente questa strada comporta partecipazione, fatica e tempo da dedicare al confronto, l'unica strada per intraprendere un cambiamento culturale verso il lavoro e verso i rapporti umani all'interno dello stesso!
Il cammino è arduo ma non impossibile, siamo chiamati a lasciare un segno del nostro passaggio: buona strada!!